Nell’attivo
dei delegati FIOM di tutta la regione Piemonte, svoltosi oggi (ieri, ndr) a
Torino in via Pedrotti sede della Cgil, non c’è stato molto da
segnalare. Per noi ha parlato Lorenzo Mortara, di cui riportiamo
sotto la rielaborazione dell’intervento.
Nelle
conclusioni Landini non è stato particolarmente incisivo, quasi che
volesse tenersi buone le cartucce per l’assemblea dei 500 di Cervia
del 27 e 28 Febbraio prossimi.
L’attivo
si è rianimato alla fine, quando abbiamo presentato due ordini del
giorno (riportati più sotto), uno sul Jobs Act e l’altro sulla
lotta No Tav.
La
Segreteria nella persona del Compagno De Martino ha chiesto di
ritirarli in quanto tutto sommato la Cgil è già avviata verso la
prosecuzione della lotta al Jobs act e in quanto la FIOM già
partecipa al Movimento No TAV. In breve presentarli è come mettere
il bastone tra le ruote.
Gli
ordini del giorno, forse perché era tardi (Landini si è allungato
parecchio nelle conclusioni) non sono stati letti ma sintetizzati da
De Martino stesso, e quindi sintetizzati male, ma quello che è
interessante notare, non è tanto il vizio di procedura, che
perdoniamo, ma il breve dibattito tra il nostro Adriano Alessandria
che li ha difesi e il compagno Bellono che li ha bocciati con
dichiarazione di voto contrario.
A
sentire Bellono, bisogna anche ascoltare, perché in tutte le
assemblee post 12 Dicembre la Cgil ha ribadito la prosecuzione della
lotta, quindi l’ordine del giorno non serve. Il compagno
Alessandria ha coraggiosamente fatto notare che nessuno contesta alla
Cgil la lotta a parole, anzi la Cgil maggioritaria va fortissima
nella lotta a parole, è nei fatti che manca sempre la lotta, ed è
per questo che gli ordini del giorno non possono essere ritirati.
È
però sull’ordine del giorno a favore della lotta No TAV che
Bellono è salito davvero in cattedra. Prima ha ribadito che la FIOM
non commenta le sentenze, poi che la FIOM, da sempre, è contro tutte
le violenze. Addirittura ha aggiunto che se si contesta la
Magistratura è finita. In effetti, chiosava giustamente Adriano,
sarebbe finita la sudditanza alla Magistratura del Compagno Bellono.
Secondo lui, non si può contestare la magistratura perché verrebbe
screditata agli occhi degli operai, sicché la liberazione degli
operai viene demandata alla magistratura, senza le cui sentenze di
classe a senso unico gli operai sarebbero fottuti!
Quanto
alla violenza, la Storia della FIOM sarà anche una storia non
violenta, ma è anche e soprattutto la Storia di migliaia di operai
brutalmente ammazzati e repressi dalle forze di polizia. Di fronte a
tutto questo sangue però, il Compagno Bellono si erge ad arbitro
super partes che condanna tutte le violenze, e quindi gli operai a
prenderle senza reagire pena la scomunica di Bellono. Naturalmente
noi non siamo per la violenza, come in fondo vuol far credere
Bellono, semplicemente non siamo pacifisti fanatici. Di fronte al
capo Landini – che Bellono ha evidentemente già dimenticato –
che pacificamente manifesta e si prende qualche randellata sulla
zucca, noi non pensiamo che restituirla sia un delitto, anzi, se quel
giorno il Compagno Landini sonoramente bastonato avesse reagito
stendendo un poliziotto, noi avremmo detto “Ben fatto compagno
Landini! 1-1 e palla al centro!”. E così facciamo col Movimento No
Tav, ben sapendo la differenza tra la violenza reale dell’aggressore,
i poliziotti, e quella degli aggrediti, i No Tav, che hanno tutto il
diritto di difendersi. Se poi pensiamo che anche il Papa sostiene che
basta un insulto alla madre per meritarsi un pugno sul muso, allora
sappiamo che persino Papa Bergoglio è più a sinistra del compagno
Bellono. E abbiamo detto tutto.

SINDACATO
UN’ALTRA COSA PIEMONTE
P.S.
- Fuori dalla sala assembleare, un banchetto raccoglieva le firme per
una legge di iniziativa popolare per le garanzie dei lavoratori
appaltati. Invece di abolire appalti e sub appalti, la Cgil
maggioritaria pensa di regolamentarli. È giusto quindi che una
simile iniziativa se la firmi da sola. Non possiamo sprecare le
nostre preziosissime firme per niente...
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INTERVENTO
DI
LORENZO MORTARA
Buongiorno
a tutti compagne e compagni,
vengo
dall’YKK di Vercelli a portarvi una buona notizia, abbiamo appena
vinto le elezioni, schiantando FIM e UILM, perché nel nostro
piccolo, quello che possiamo fare è vincere e riempire le fabbriche
di delegati FIOM. Lassù, in “piccionaia”, vedete i miei due
nuovi compagni con cui per i prossimi tre anni starò in trincea. È
la terza che volta di fila che vinciamo, ma mai avevamo vinto in
maniera così netta, schiacciante.
A
me han sempre detto che l’YKK è una fabbrica reazionaria, ma io
penso che l’YKK sia una fabbrica rivoluzionaria più o meno come
tutte le altre. Bisogna solo saper toccare i tasti giusti. Quello che
non fa la CGIL, che tocca sempre quelli sbagliati o, se tocca quelli
giusti una volta, poi non li tocca più per mesi ed anni.
È
quello che sta succedendo col JOBS ACT. Dopo lo sciopero del 12
Dicembre abbiamo assistito al progressivo insabbiamento della lotta e
al tentativo di dirottarla dal fronte generale a quello locale,
azienda per azienda, scaricando sui lavoratori e sui delegati
l’irresponsabilità dei capi. La CGIL non solo deve riprendere la
lotta a livello nazionale, ma deve anche farla finita con il suo
ritornello preferito: un colpo alla botte ed uno al cerchio. Non si
può lottare contro il Jobs act e poi firmare accordi come quello in
Telecom che di fatto lo recepiscono accettando controlli a distanza
eccetera. Non si può rompere a parole col PD a livello nazionale e
poi avere ancora dirigenti locali che senza trescare col PD si
sentono perduti.
La
CGIL ha la colpa della mancanza di iniziative ma anche la FIOM non
può considerarsi del tutto assolta. A chi tocca infatti se non alla
FIOM incalzare la CGIL perché prosegua? Ma quando la CGIL sembra
spostarsi a sinistra, la FIOM si accoda, tagliandosi la lingua, come
se lo spostamento di un giorno a sinistra della CGIL rendesse meno
vergognoso l’accordo sulla rappresentanza o altre malefatte della
nostra burocrazia. Il compito della FIOM è spingere a sinistra la
CGIL perché riprenda una lotta generale e non si addormenti in
sterili lotte locali.
Questo
ovviamente non significa fregarsene delle lotte locali. Anzi, mentre
lotta per una vertenza generale, la FIOM dove può deve provare a
vincere a livello locale. Non come fatto all’Ast di Terni, ma
all’esatto opposto. Quello che è successo all’Ast, con l’accordo
che sta già naufragando, non è, come si è detto, il frutto della
lotta, ma del freno alla lotta che, ahimè, anche il
compagno Landini ha messo. Non sta a noi a frenare uno sciopero così
massiccio e compatto, facendo rientrare gli impiegati con la scusa
delle paghe. Durante uno sciopero a oltranza come quello all’Ast,
non bisogna far rientrare nessuno fino a vittoria ottenuta, tanto
meno gli impiegati che sono di norma i primi crumiri. Gli impiegati
vanno presi a calci nel sedere come per 35 giorni consecutivi fecero
gli operai alla Fiat nel 1980. Alla stessa maniera, se gli operai
danno segni di voler occupare la fabbrica, bisogna incoraggiarli a
farlo, non dirottare la loro rabbia verso l’occupazione di
autostrade, come fatto a Terni. Gli operai vanno tirati anche quando
sembrano non seguirti, come stanno facendo adesso a Pomigliano, dove
scioperano contro i sabati straordinari, anche se sanno che saranno
seguiti da pochi, perché gli operai più combattivi, quelli della
FIOM, sono stati messi preventivamente in cassa dalla Direzione. Bene
hanno fatto loro a scioperare, male ha fatto la FIOM a frenare a
Terni.
In
mezzo a tutte queste lotte e freni alle lotte, la FIOM dovrà anche
preparare la nuova piattaforma per il rinnovo contrattuale. Perché
ci siamo forse dimenticati che questo mese entrerà in vigore
l’ultima trance del favoloso contratto separato di FIM e UILM. Voi
delegati dovete stare molto attenti, perché ci sono già molti
dirigenti che dicono che la FIOM non può permettersi un terzo
accordo separato, che stavolta bisogna firmare. La verità è che la
FIOM può permettersi perfettamente un terzo accordo separato, quello
che non può permettersi è di firmare un contratto di merda. Per
evitarlo, oltre a non firmare a tutti i costi, sarebbe opportuno che
stavolta non ci presentassimo dalla controparte con una piattaforma
che contiene già al suo interno le mediazioni possibili, come il
raffreddamento. E soprattutto speriamo che nessuno ci venga più a
dire che il raffreddamento e la moderazione della piattaforma sono
cose necessarie per renderla realistica. Abbiamo visto dove è finita
la piattaforma realistica: nella spazzatura appena arrivata in
Federmeccanica. E oggi la piattaforma realistica rischia di essere
simile a quella che va prendendo forma nei chimici, coi padroni che
non offrono più una miseria, ma pretendono pure che venga restituita
quella passata. Perciò che la prossima sia fatta basandosi sulle
esigenze dei lavoratori, non sulle mediazioni immaginarie dei
dirigenti. Ai lavoratori serve la riduzione dell’orario di lavoro a
parità di salario? Si chieda la riduzione dell’orario a 30 ore.
Sarà cestinata anche questa piattaforma? È probabile, ma nel primo
caso avremo cestinato una piattaforma che serve ai dirigenti, nel
secondo una piattaforma che serve ai lavoratori e che aumenterà
almeno la loro coscienza.
Infine
la FIOM, mentre fa tutte queste cose, è bene che osservi
attentamente quello che sta succedendo in Grecia. Perché in Grecia,
in fondo, sono le idee della maggioranza FIOM che sono messe alla
prova. Tsipras non è molto diverso da Landini. Le idee di Syriza
sono le idee di tutti i riformisti del mondo. Quelle di chi crede che
si possa risolvere la crisi accordandosi coi padroni. Sono le idee di
chi pensa di risolverla con Jhon Maynard Keynes, puntando sulla lotta
diplomatica anziché sulla mobilitazione delle masse. E sono idee che
stanno già naufragando come dimostra la marcia indietro di Tsipras
sulla nazionalizzazione del Porto del Pireo. In Grecia non sono
possibili mediazioni. La Grecia sarà la tomba delle idee keynesiane.
In Grecia è di nuovo di attualità il dilemma della Russia del 1917.
O noi o loro! O i padroni o i lavoratori. O il capitalismo o il
socialismo. O Jhon Maynard Keynes o Carlo Marx. E noi siamo per Carlo
Marx, perché sarà Carlo Marx a vincere in Grecia, o andremo
incontro a un’altra rovinosa sconfitta.
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Direttivo
regionale FIOM
TORINO,
lunedì 16 Febbraio 2015
ORDINE
DEL GIORNO
La
FIOM del Piemonte ritiene grave che la CGIL non abbia ad oggi
predisposto nulla per la continuazione della lotta intrapresa con lo
sciopero generale del 12 Dicembre 2014 contro le politiche
governative (dal jobs act alla legge di stabilità).
La
FIOM, di fronte a un attacco generale alle condizioni delle
lavoratrici e dei lavoratori, ritiene inadeguata l’idea di una
lotta isolata azienda per azienda, perché verrebbe così scaricata
sui lavoratori la responsabilità di un’ennesima sconfitta. Per
questi motivi la FIOM si fa carico di costruire il percorso di una
mobilitazione generale.
Primi
firmatari:
Lorenzo
Mortara
Fabio
Massarenti
Adriano
Alessandria
Pasquale
Loiacono
Sandra
Fioccardo
Roberto
Olmo
Gianmaria
Dell’Olmo
Epifania
Maria
Mercurio
Rino
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Direttivo
regionale FIOM
TORINO,
lunedì 16 Febbraio 2015
ORDINE
DEL GIORNO No Tav
La
FIOM del Piemonte esprime solidarietà alle attiviste e agli
attivisti del movimento No Tav condannati dalla procura di Torino a
più di 140 anni complessivi di carcere e ad un risarcimento che
supera il centinaio di migliaia di euro per aver preso parte alle
giornate di lotta e di resistenza del 27 giugno e del 3 luglio 2011,
rispettivamente lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e
il giorno dell’assedio al cantiere di Chiomonte.
Questa
gravissima sentenza non è altro che l’ennesimo tentativo di
piegare il movimento contro l’alta velocità Torino Lione che in
tutti questi anni ha rappresentato un’esperienza unica di lotta per
la difesa dell’ambiente e del territorio e per una reale democrazia
e giustizia sociale.
La
FIOM del Piemonte ribadisce la sua contrarietà ad un’opera inutile
e dannosa e riafferma la necessità di un piano straordinario di
tutela e messa in sicurezza del territorio, di investimenti pubblici
per creare lavoro e per migliorare ed estendere servizi sociali,
scuola pubblica e servizio sanitario nazionale.
La
FIOM del Piemonte sostiene la manifestazione No TAV indetta sabato 21
a Torino.
Primi firmatari:
Lorenzo Mortara
Sandra Fioccardo
Pasquale Loiacono
Adriano Alessandria
Maria Epifania
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